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di
Virginia
Garau
e Daniela Melis
Regia
Virginia Garau
e Daniela
Melis
Lo
spettacolo esordisce con uno dei canti d’amore più classici della musica
isolana, “non potho reposare” e a cantarla in modo lieve e soave è
Ciniscedda.
La magica atmosfera prodotta dal quel canto viene bruscamente rotta dal
gracchiare delle voci delle due perfide sorellastre, Concetta e
Lazzaretta:
“ Ciniscedda! Sciacquamì cust’arroba!”, è così che la povera Ciniscedda
viene continuamente e incessantemente angariata dalle due.
Per fortuna c’è un buffo e goloso topolino che si è auto proclamato
“Su castiadori! Su guardianu de omu! S’amigu de Ciniscedda!!” e difende
la poverina, non solo dalle due sorellastre, ma soprattutto dalla
matrigna, vera essenza di malvagità.
Ma arriverà anche una fata in suo soccorso, così che ella possa andare
al ballo di corte con un vestito (senza dimenticare le scarpette) degno
di una vera principessa.
Al ballo, naturalmente, andranno anche le due sorellastre le quali
infastidiranno, e non poco, un povero paggio di corte.
Nell’epilogo, che tutti conosciamo, vi è una piccola variazione sul
tema, il topolino seguirà la principessa Ciniscedda a corte, dove si
augura di essere nominato Duca dal Re, ma soprattutto di mangiare tutti
i giorni formaggio, anzi “ Pa(n)i, casu e bi(n)u a rasu!!”.
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In cartellone
Cicciedda arrubia
Fisinu
sganau
Cicciu Fruschedda
Ciniscedda
Is Bisus de sa Pippia
Maria Niada
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